SKARABOKI aka Francis Siewe (Briz) è un giovane pittore camerunese residente a Parma. Ha la passione per il disegno e la pittura sin da piccolo. Inizia, nel suo paese prima e in Italia poi, un percorso di ricerca che gli possa permettere di esprimere liberamente e senza censura il proprio pensiero sulla società contemporanea.
Francis Briz ripercorre con non poche difficoltà la storia politica e le difficoltà registrate nel suo paese. Il rischio più grande è quello che, una volta rientrato in Camerun, possa venire arrestato per essersi permesso di ironizzare su personaggi importanti della vita politica e sociale del Camerun.
L’amore per le proprie origini non può restare indifferente nei confronti delle contraddizioni e le aspirazioni disattese di tanti giovani africani di talento. Artista controverso e sensibile osservatore del tempo presente difende con fermezza il suo diritto a raccontare il quotidiano, la vita di tutti giorni, le ingiustizie, l’ambiente urbano, l’inquietudine, le convenzioni.
Con fermezza e intelligenza riesce a rivendicare questo diritto, a non dover raccontare l’Africa e il Camerun tradizionale così come pretenderebbe l’immaginario collettivo “occidentale”. Conosce bene quel filo sottile che lega l’Africa all’Europa e soprattutto ai paesi del Mediterraneo come l’Italia, paese in cui non solo ci vive ma lo vive con consapevolezza. Conosce bene pregi e difetti del suo paese e del paese che ha scelto come dimora.
Attraverso la sua pittura e i suoi fumetti evidenzia quanto difficile sia comunicare, a volte, l’appartenenza al mondo che non ha un solo centro ma tanti centri. Spesso sono i nostri filtri culturali che impediscono di superare barriere che, se oltrepassate, semplificherebbero il nostro vivere.
La pittura di Francis è fatta di abbondanza minimale. A volte caotica a volte iconica, irriverente e lineare. E’ una esplosione di forze ispirate dalla creatività urbana, dal graffitismo, il fumetto, il lettering elementare, “skarabokkiato” e fintamente casuale.
Fa un tuffo negli abissi dell’underground, raccoglie cocci e cianfrusaglie, riemerge portandole con se. Si guarda intorno e osserva argutamente il mondo emerso. Si ricorda di Jean Michel Basquiat e guarda alla tecnologia contemporanea. Si perde nell’astrattismo dei pensieri poi rimette insieme atteggiamenti e passioni in più soffi di colore.
Fabrizio Maci
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